Perché marmotte? Perché sentinelle della ricerca?
Le marmotte, con il loro corpo tozzo che le fa assomigliare ad un orso in miniatura e con un muso curioso, vivono sulle nostre montagne. Nonostante la loro apparente goffaggine, corrono, saltano, si arrampicano tra le rocce con straordinaria agilità; anche se, quando non sono in letargo, preferiscono starsene sdraiate per ore e ore vicino alle loro tane.
Ma le marmotte sono tutto tranne che distratte e per difendersi dagli attacchi hanno un sistema molto efficace: la prima che percepisce un pericolo dà l’allarme ed in pochi secondi tutto il gruppo scappa nelle tane. La marmotta che fa da “sentinella” si alza sulle zampe posteriori, spalanca la bocca ed emette un grido simile ad un fischio, che può essere sentito a centinaia di metri di distanza. Il suo fischio è sfruttato anche da animali di altre specie (come camosci, cervi e stambecchi) come un segnale di pericolo: per questo la marmotta è chiamata “sentinella delle Alpi”. Il fischio della marmotta è in realtà un linguaggio sofisticato: un unico fischio indica una minaccia che proviene dall’alto, come un predatore alato o un uomo che scende da un pendio; una serie di fischi segnalano un pericolo proveniente di lato, come una volpe od un uomo che giunge lateralmente; l’intensità del fischio fornisce indicazioni sulla distanza del probabile predatore.
Per la ricerca pubblica, il nemico non è l’aquila reale, ma restare nella tana. Come abbiamo scritto nel manifesto, pensiamo che per noi sia giunto il momento invece di uscire dalle nostre “tane”. Quindi, per la ricerca pubblica, sentinelle fuori dal letargo!