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Il lavoro creativo al tempo di chat GPT

Riceviamo questa lettera di chiarimenti da un lettore, pubblichiamo e ci ripromettiamo di dare a breve una risposta.

[…] Gilgamesh è un semidio e non riesce a trovare nessuno che gli sia pari, né in temperamento, né in battaglia, né in amore e questo gli provoca grande scontento. Inoltre il popolo è ormai stanco del comportamento del suo re: i figli periscono dopo essere stati sfidati in battaglia e ogni giovane donna diventa amante del re. Così pregano Anu, dio di Uruk, di aiutarli e gli dei decidono di creare un uomo Enkidu, che sia amico e nemesi di Gilgamesh. [Epopea di Gilgamesh, VII sec A.C]

Stiamo sentendo da diverse parti che è in arrivo una nuova rivoluzione industriale, e questa volta il processo che guiderà questa trasformazione sarà la pervasività dell’intelligenza artificiale (AI).

Nel mio lavoro [per dare un’idea per quanto approssimativa: data analyst N.d.R]  uso moltissimi processi informatici e nessuno di questi è immune alla trasformazione che chat GPT o i suoi numerosi fratelli/cloni/figliastri stanno introducendo nel modo di lavorare.

Chat GPT è un modello di linguaggio basato su intelligenza artificiale sviluppato dall’azienda OpenAI. Utilizza algoritmi di deep learning per comprendere e generare testo in risposta a domande e input degli utenti. Chat GPT è addestrato su una vasta quantità di dati testuali provenienti da diverse fonti, il che gli consente di comprendere e rispondere potenzialmente su qualsiasi argomento. Può essere utilizzato per fornire informazioni, rispondere a domande, generare testo creativo, codice di programmi e molto altro.

Se devo scrivere un programma posso chiedere a chat GPT di darmi il codice in Python che legge due file, per esempio spese e guadagni per data, li unisce e calcola l’utile mensile. Il tempo che ci metterà sarà una frazione di quello che ci avrei messo io.

Nello scrivere un contenuto (articolo, email, pagina web) basterà che gli dia un riassunto e lui lo svilupperà magari aggiungendo anche alcuni spunti a cui non avevo pensato. Così il mio tempo dedicato diventa solo quello necessario a rileggere ed eventualmente correggere quello che non mi quadra.

Nessun campo di creazione di contenuti è immune: video, immagini, musica

Molti si chiedono se le AI siano davvero intelligenti e creative. La domanda è mal posta se non capiamo prima cosa sia la creatività: nelle nostre attività, nella maggior parte dei casi non ‘inventiamo’ qualcosa di radicalmente nuovo, ma ricombiniamo e sintetizziamo conoscenza umana già esistente. Posso pensare di fare una canzone rock usando i suoni del corpo oppure pensare di usare un laser opportunamente modificato per intercettare le onde gravitazionali, ma in entrambi i casi starò unendo due ‘oggetti’ esistenti per crearne uno nuovo. Ossia userò prodotti di lavoro umano passato per produrne uno nuovo.

Secondo alcuni negli ultimi decenni scienza e tecnologia infatti si sono limitati a raccogliere i risultati più immediati, migliorando, ricombinando ma costruendo quasi solo sulla conoscenza già esistente.

Se avessi a disposizione tutta la conoscenza presente sul web, il potenziale numero di nuovi oggetti non sarebbe limitato dalla mia istruzione, e questo è l’enorme vantaggio che le IA come chat GPT hanno nei miei confronti.

Quello che mi è chiaro è che utilizzare questi strumenti sta drasticamente aumentando, a parità di tempo, la mia produttività. Ma anche sta diminuendo il numero di lavoratori necessari a svolgere una serie di compiti.

Alcuni settori, come quelli legati alla generazione di contenuti, cominciano ad avere un impatto molto serio, mentre in altri, come nella programmazione ad esempio, diverse grandi società stanno rimandando le assunzioni pianificate per il 2023 cercando di capire dove sta portando tutto questo.

Quindi questo Enkidu che abbiamo noi stessi creato è un amico o una nemesi?

Come in tutte le rivoluzioni industriali, si prevede ovviamente che la perdita di lavoro sarà compensata dalla creazione di nuovi posti.

Un report di Goldman Sachs mostra che circa il 25% delle mansioni lavorative possono essere automatizzate dalle AI nei paesi occidentali (se vi chiedete cosa sia quel 28% nei ‘protective services’ e pensate agli eserciti non siete lontani).

Non si parla di tempi di introduzione, che saranno molto più rapidi rispetto alle rivoluzioni precedenti e che quindi daranno meno tempo alla riconversione della manodopera esistente..

L’adozione di questi nuovi strumenti e la loro diffusione è al momento ancora limitata perché, in questo momento mancano ‘evangelizzatori’: figure (anche dette prompt engineers) che aiutino l’introduzione nei diversi contesti produttivi. Per ora è chiaro solo che queste figure saranno i nuovi ruoli lavorativi introdotti. Peccato solo che c’è già chi ha chiesto a chat GPT di fargli da prompt engineer con risultati ragguardevoli.

Come sarebbe un mondo dove la necessità di lavoro dei ‘colletti bianchi’ sia il 40% o addirittura l’80% in meno? Se una recente inchiesta rivela che solo il 23% della forza lavoro è soddisfatta del proprio posto sarebbe pensabile di lavorare un giorno alla settimana a parità di produttività, ma anche di salario?

A questo punto però bisognerà parlare di una rivoluzione dei contratti lavorativi e anche dei sistemi fiscali: si dovrebbero far pagare agli utilizzatori delle AI tasse e contributi come se fossero imprese o lavoratori? Se parliamo di utilizzatori – e non delle grandissime imprese che gestiscono le stesse in quanto ne sono proprietarie – l’utilizzatore dovrebbe pagare un tributo perché il costo di utilizzo di un AI è irrisorio se non gratuito; e si prevede che in futuro, essendo l’algoritmo base GPT un algoritmo open source, possa diventare sempre più accessibile a tutti. Ma il vantaggio che le aziende proprietarie delle AI ottengono dal lavoro/utilizzo sulle stesse, l’appropriazione privata di ulteriore conoscenza umana incorporata in questi prodotti/servizi, come si potrebbe riavere indietro? E soprattutto: questa è davvero una rivoluzione industriale rispetto al passato?

Spero possiate chiarire alcuni dei miei punti.

Immagine di 0fjd125gk87 da Pixabay a cura della redazione

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